Saggistica
Maserati – Un secolo di storia, Giorgio Nada Editore, 2013. Con Gianni Cancellieri, Cesare De Agostini e Lorenzo Ramacciotti.
È il libro ufficiale del Centenario della Maserati, azienda per la quale all’epoca dirigevo la direzione stampa e pubbliche relazioni. Non è tuttavia il classico libro aziendale che celebra pedestremente – oserei dire: servilmente – un anniversario quanto, piuttosto, una appassionata ricostruzione delle alterne vicende della Casa modenese dalle sue origini bolognesi alla svolta torinese con il passaggio di proprietà alla Fiat, senza naturalmente dimenticare l’importante interludio durante il quale le sorti della Maserati furono rette dalla Ferrari, che tra il 1997 e il 2005 ne impostò la rinascita. Gli altri tre autori sono vere e proprie autorità nei rispettivi campi ed è stato, come è facile intuire, un privilegio lavorare fianco a fianco con loro e poter firmare insieme un volume così importante – il cui valore è stato peraltro attestato non solo dall’enorme successo a livello di vendite, ma anche dal fatto che Maserati – Un secolo di storia è stato selezionato dal Royal Automobile Club inglese come finalista del premio “Libro dell’anno 2014.” Un riconoscimento che difficilmente viene attrivuito ad un libro ideato, scritto e confezionati da una Casa automobilistica. È stato tradotto in inglese, francese e cinese.
Ferrari, Gazzetta dello Sport/Quattroruote, 2010. Con Umberto Zapelloni.
Tra la fine del 2010 e la prima parte del 2011 la Gazzetta dello Sport e Quattroruote pubblicarono 21 volumi (in origine 15, ma il successo dei primi convinse ad allungare la serie) su altrettante Case automobilistiche. A me era stato offerto sin dal maggio precedente il volume su Maserati. Parlando con Umberto nacque quell’estate l’idea di tornare all’antico e di scrivere e firmare insieme il libro sulla Ferrari. E così è stato: “The Boys Are Back!”
The Ferrari Phenomenon, Bull Publishing, 2010. Con Matt Stone.
Il mio primo libro americano. Lo stava scrivendo il mio amico Matt Stone, all’epoca numero due dell’importante rivista di automobili Motor Trend quando, con molta faccia tosta, gli chiesi se potevo unirmi a lui per dare al progetto un’impostazione diversa dalle altre, vale a dire una doppia voce – americana e italiana. Lui acconsentì, l’editore non fece obiezioni e io nella posta ricevetti un assegno con il famoso “anticipo” che vedevo gli scrittori ricevere sempre … e soltanto … nei film americani! Nei capitoli che ho scritto io, spero di aver aggiunto qualcosa al progetto originario di Matt. Ma devo anche riconoscere che vedere Enzo Ferrari e la Ferrari come la vedono gli americani – o comunque i non italiani – è stata una cosa istruttiva che mi sarebbe tornata utile in opere successive. Ritengo – e le vendite, che continuano ancora oggi, penso lo dimostrino – che la formula del doppio autore americano/italiano abbia colpito nel segno.
Maserati, Gazzetta dello Sport/Quattroruote, 2011.
È l’opera che mi ha permesso poi di scrivere con meno patemi d’animo il volume ufficiale del Centenario della Maserati. Questo volume per la Gazzetta e Quattroruote è stato infatti l’occasione di ripercorrere la travagliata storia della Casa del Tridente attraverso la lettura di documenti originali e di inestimabile valore racchiusi nell’archivio storico dell’azienda guidato dall’inossidabile Ermanno Cozza (assunto in Maserati il 23 ottobre 1951 e ancora oggi consulente) e inserito nel mio ente – cosicché non ho mai dovuto neppure fare molta strada per prenderne visione. Anticipando senza saperlo il libro del Centenario, questo volume offriva per la prima volta una visione d’insieme della straordinaria storia della Maserati.
Il tedesco volante e la leggenda Ferrari, Baldini Castoldi Dalai, 2004.
È il mio primo libro da solo. Umberto era nel frattempo diventato vice direttore della Gazzetta dello Sport. Se La rossa e le altre aveva richiesto una lungo lavoro di ricerca e una stesura complessiva di due anni, questo volume, molto più agile, è stato scritto in sei settimane. Esaurito il ciclo de La rossa e le altre e delle successive integrazioni, era arrivato il momento di un libro tutto nuovo. Schumacher era avviato alla conquista del suo settimo titolo mondiale, il quinto con la Ferrari e, senza sapere che sarebbe stato il suo ultimo, l’editore pensò a un libro che racchiudesse tutti i titoli mondiali conquistati dalla Scuderia di Maranello. Siccome prima di Schumacher sei piloti Ferrari avevano diviso tra loro nove titoli e Michael da solo ne aveva vinti cinque, pensai di dividere il libro in due parti distinte, che un po’ provocatoriamente ho voluto intitolare: b.c. e A.D. – vale a dire, prima e dopo non solo Schumacher, ma anche Luca di Montezemolo e Jean Todt, anche se poi, proprio Montezemolo, che era già stato a Maranello durante l’epoca-Lauda, faceva da ponte tra la prima e la seconda parte della storia Ferrari e, di conseguenza, tra la prima e la seconda parte del libro. Pensando al primo volume, avevo suggerito di intitolarlo: La rossa che visse due volte e ancora adesso penso che fosse un titolo più bello di quello poi scelto.
Una leggenda che continua, Baldini Castoldi Dalai, 2003. Con Umberto Zapelloni.
È il capitolo conclusivo della saga iniziata tre anni prima con La rossa e le altre. Volume unico con tutte le stagioni di F1 dal 1950 al 2003, quella del quarto titolo mondiale consecutivo di Schumacher con la Ferrari, il sesto della sua straordinaria carriera. Il terzo volume della trilogia. E la base di partenza del volume dedicato ai 70 anni di storia del campionato del mondo di F1 che, sempre con Umberto e sempre per Baldini+Castoldi, è uscito nell’estate del 2020.
La Rossa e le altre, Baldini & Castoldi, 2000. Con Umberto Zapelloni.
È il mio libro d’esordio, la mia opera prima. La ricostruzione del primo mezzo secolo di storia della F1. Anno per anno, Umberto ed io abbiamo ripercorso le 51 stagioni che vanno dal 1950 al 2000, dal titolo mondiale di Nino Farina e dell’Alfa Romeo al primo titolo mondiale di Michael Schumacher con la Ferrari. Per quanto sicuramente d’effetto, il titolo è relativamente fuorviante poiché il pregio del volume è la ricostruzione delle stagioni di F1 a prescindere dal ruolo che ebbe la Ferrari in ciascuna di esse. Da italiani, abbiamo naturalmente provato un piacere speciale ogni qual volta raccontavamo una stagione nella quale era la Ferrari a trionfare. Ma l’obiettivo del libro era quello di raccontare al lettore anche quelle stagioni nelle quali la rossa di Maranello non era stata protagonista e che, per questa ragione, poteva essere meno nota al pubblico italiano, ma ciò nondimeno avvincente. Umberto ed io ci siamo divisi la scrittura secondo i decenni, rileggendo naturalmente ciascuno il lavoro dell’altro per rendere il risultato finale il più omogeneo possibile. Il libro ha avuto un enorme successo per tutta una serie di ragioni: era all’epoca unico nel suo genere; aveva un titolo di grande presa; una bella copertina; era riccamente illustrato; aveva la prefazione del presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo; e poi Schumacher aveva vinto proprio quell’anno il titolo mondiale, il suo terzo, il primo a Maranello – ma anche il primo che la Ferrari conquistava dopo un lunghissimo digiuno durato 21 anni e intorno alla Ferrari e alla F1 era di conseguenza sorto un interesse speciale. All’epoca io lavoravo in Pirelli e Umberto al Giornale (di Montanelli!)